A casa è arrivato il nuovo orario scolastico di mia figlia, iI liceo. Abbiamo contato 36 ore di scuola (per una settimana sì e una no), prevediamo dalle 5 alle 7 ore di compiti, pranzo un’ora (troppo poco per andare a casa o dalla nonna che in passato la ospitava così volentieri – ora anche questo momento gradevole per le due generazioni viene a mancare!). Insomma, mia figlia di 16 anni lavora più di me! Per sua grande fortuna ha trovato una passione per il tempo libero grazie alla quale non girovaga per le strade di Lugano con una bottiglia di Gin in mano, ma questo tempo è ridotto all’osso ormai. C’è qualcuno oltre a me che si scandalizza? Qualcuno che come me vede i nostri giovani bruciati già a 30 anni? Spremuti come limoni dalla nostra società altamente produttiva, altamente rivendicativa, altamente sprezzante? Se così fosse, cominciamo a dire di no a certe decisioni prese dietro una scrivania, difficilmente praticabili da insegnanti ed allievi. O si tratta di un’iniziativa di selezione naturale grazie alla quale vogliamo escludere i ragazzi «normali» da quei pochi genietti che imparano ad occhi chiusi (e per non creare dubbi: ne ho avuta anche una così), o semplicemente vogliamo mandare sempre più ragazzi nelle scuole private e delegare il compito dello studio e dell’apprendimento a quest’ultime. Personalmente investo volentieri i miei soldi nelle mie figlie e se non posso fare altrettanto, anche in una scuola privata, ma allora posso dedurre la retta mensile dalle tasse?
Lettera al Corriere del Ticino
del 04.09.2010
di Marita Haupts, Dino