Sul CdT del 12 settembre, il direttor Dillena riprende la faccenda dell’esclusione di una candidata ticinese dall’insegnamento nelle nostre scuole secondarie e definisce «rigido formalismo» la posizione di DECS e Consiglio di Stato. Sarebbe il caso di aggiungere che questo rigido formalismo è, oltretutto, a geometria variabile: per insegnare nella Scuola media è necessario un bachelor o un master rilasciato da un’università, però il CdS, tramite il DFA, sta abilitando, per insegnare matematica nelle medie, docenti che l’università l’hanno vista solo in fotografia. Dillena osserva anche che «l’abilitazione rilasciata dal Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI a sua volta non è ancora riconosciuta dalla CDPE». Mi permetto di aggiungere: se questo riconoscimento dovesse giungere, allora, invece di rivalutare il DFA, screditerebbe la CDPE, in quanto il DFA (e prima di lui l’ASP), da chi più conta ed è in grado di giudicare con conoscenza di causa, cioè dai docenti, è considerato, praticamente all’unanimità, una palla al piede, che, oltretutto, fa esattamente il contrario degli interessi della scuola ticinese. Faccio solo un esempio, ma tornerò sul tema: quest’anno non è stato ammesso alla formazione per insegnare nel medio superiore un docente già abilitato (dallo stesso DFA!) per il settore medio ed in possesso di un master. Sappiano i cittadini anche che lo scorso anno scolastico almeno 150 classi di scuola media erano affidate a docenti di matematica non abilitati e che lo stesso valeva per molte classi in altre materie. La nostra professione (sono insegnante da 33 anni) non è più attraente e, contrariamente a quanto ha fatto recentemente il ben più avveduto Governo del Canton Grigioni, il CdS non fa nulla per migliorare la situazione. Se il nuovo direttore del DECS non prenderà provvedimenti al più presto, il futuro della scuola ticinese è destinato a diventare sempre più buio per mancanza di universitari disposti a farsi tormentare al DFA ed a lavorare a condizioni chiaramente peggiori di quel che offre il settore privato (almeno nelle discipline economiche e scientifiche). Invero una soluzione, di moda di questi tempi, c’è anche per le altre materie, oltre alla musica: il Governo può assumere docenti frontalieri. Allora, però, chiudiamo il DFA, così coglieremo due piccioni con una fava: risparmieremo un mucchio di soldi e faremo la felicità di tutti gli universitari che intendono darsi all’insegnamento e che, comunque, potrebbero abilitarsi nelle ben più quotate scuole d’oltralpe.
Articolo Corriere del Ticino, 16 settembre 2011
di Edo Pellegrini, Presidente UDF Ticino