Recentemente, su mandato della Divisione della formazione professionale del DECS, è stato presentato un importante studio, a cura di Oreste Allidi, sul fenomeno dello scioglimento dei contratti di tirocinio durante il periodo di formazione. Un fenomeno esteso quello dello scioglimento che, anche se, magra consolazione, attesta la situazione ticinese come in linea con quanto accade nelle altre regioni della Svizzera, è rilevante e sicuramente preoccupante in una logica di scelta di base per un percorso professionale solido e che implica indubbiamente importanti ricadute, individuali e collettive, sull’intero sistema formativo professionale.
Questo fenomeno interessa infatti annualmente circa un sesto degli apprendisti che sottoscrivono un contratto di tirocinio in azienda. Lo studio riferito all’anno scolastico 2008-2009 ci dice che gli scioglimenti sono stati 794 su 4.684. Chi ben conosce l’impegno e la complessità di un iter di inserimento professionale, non può non percepire come, oltre alle importanti vicissitudine individuali spesso in grado di minare anche equilibri di autostima personale che coinvolgono gli ambiti famigliari e sociali dei giovani, esiste in questo fenomeno un carico collettivo anche finanziario molto elevato per tutto il sistema formativo e sociale.
Ed è questo forse l’elemento più significativo che lo studio porta con sé quale dote alla riflessione generale per chi giornalmente si occupa di formazione professionale. Il fenomeno importante era intuitivamente noto, ma ora il dato è manifestamente raccontato ed impone una serie di conseguenti riflessioni.
Un ragazzo su sei, dei fortunati che riescono a sottoscrivere un contratto di tirocinio, durante il suo percorso (prevalentemente durante il primo anno di apprendistato) è confrontato con uno scioglimento del contratto di formazione. I motivi e le cause sono molteplici e lo studio ben ne tratteggia i fattori di rischio facendo emergere soprattutto aspetti relazionali nel contesto aziendale (relazione tra colleghi e con il formatore in azienda) e aspetti di trasmissione del sapere o elementi determinanti che favoriscono situazioni che portano allo scioglimento.
Eppure lo studio, nonostante un impostazione generale che focalizza esclusivamente l’attenzione sui dati emersi dai giovani, mette in luce alcune interessanti constatazioni che dovrebbero far riflettere non solo gli addetti ai lavori, ma anche le famiglie che di gran lunga restano gli attori principali nella ricerca di un posto di apprendistato per i propri figli. La scelta anticipata, e costruita nel tempo, difficilmente si rileva sbagliata, la riuscita scolastica durante l’apprendistato è poco determinante quale causa dello scioglimento così come le condizioni di lavoro (percepite come gravose per taluni professioni). Ecco quindi tratteggiati alcuni elementi determinanti per riorientare azioni di miglioramento in quest’ambito: – le azioni e tutte le attività che sviluppino un orientamento professionale precoce e maturo si rivelano essere un elemento strategico determinante per far crescere la sensazione di un scelta giusta. Pertanto appare chiara l’esigenza di una maggiore professionalizzazione del processo d’orientamento facendo capo a chi le professioni, il mercato e le logiche aziendali ben le conosce; – un maggior lavoro formativo sulla solidità dei ragazzi al termine della scuola dell’obbligo. Non esclusivamente per quanto concerne le competenze didattiche, ma soprattutto nel rafforzamento della struttura individuale dei nostri giovani (capacità di relazionarsi in contesti nuovi e diversi); – la focalizzazione di risorse ed attenzione al processo formativo in azienda, supportando le imprese sempre più gravate da compiti di formazione nuovi con incentivi e accompagnamenti tutti da ridefinire e ridisegnare nei diversi contesti professionali; – attuare azioni ad impatto culturale della percezione del lavoro, e delle sue componenti anche fisiche che sono parte qualificante ed integrante di molteplici professioni, come un valore positivo proprio, ricordandosi come la percezione negativa verso professioni artigianali (a maggior carico fisico) sia praticamente irrilevante e non correlabile al fenomeno di scelte professionali sbagliate. Insomma da un generico «ai nostri ragazzi manca un orientamento professionale efficace» ad un salto di qualità incisivo di tutto il sistema formativo prima, scuola dell’obbligo, e lavorativo poi come accompagnamento all’introduzione dei giovani nel mondo del lavoro. Perché, sia che il fenomeno lo si guardi attraverso gli occhi dei nostri giovani e delle loro famiglie, sia che si ascolti l’importante voce delle realtà imprenditoriali, non vi è dubbio che anche attraverso l’attenuazione di questo fenomeno si giochi una fetta importante del futuro lavorativo dei nostri giovani.
Articolo Corriere del Ticino, 7 giugno 2011
di Paolo Ortelli, direttore del Centro di formazione professionale SSIC-TI