La formazione professionale mi sta particolarmente a cuore e l’associazione che rappresento vi si è prodigata in modo oserei dire ottimale, considerandola sempre una priorità. Proprio lunedì scorso, in qualità di presidente della Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino, ho avuto il piacere e l’onore di inaugurare ufficialmente il nuovo padiglione ARCA, che aumenta del 50% la disponibilità precedente, ulteriore tassello ragguardevole aggiunto al già ricco mosaico di infrastrutture dedicate alla formazione professionale. L’istruzione e la formazione svolgono un ruolo fondamentale nelle nostre moderne economie in quanto garantiscono crescita e creano occupazione, fornendo una manodopera qualificata, flessibile e aggiornata; sono il passaporto indispensabile per chi intende accedere all’impegnativa realtà del lavoro.
Il mio interesse è particolarmente proiettato sulla scuola media in quanto, presso il nostro centro di Gordola, ci occupiamo della formazione di giovani che iniziano il percorso dell’apprendistato, appunto, dopo la scuola media.
Sappiamo tutti che ogni adolescente ha una sua individualità (risultato dell’ereditarietà, delle esperienze di vita e dell’influenza del contesto familiare e di quello ambientale) che suggerisce aspirazioni e determina modi e ritmi di apprendimento differenziati. La scuola media sembra avere difficoltà ad avvertire e rispettare queste esigenze eterogenee e promuove piuttosto una innaturale omogeneizzazione dei vari potenziali, che è possibile valorizzare unicamente ricorrendo ad approcci diversificati.
Gli ultimi anni della scuola dell’obbligo dovrebbero rappresentare una sorta di laboratorio di preparazione al futuro che potenzi le diverse mentalità, rispettando il valore di ciascuna, per proporre ad ognuna di esse il percorso adeguato che favorisca, stimoli e metta in risalto le naturali potenzialità. La scuola media dovrebbe avere il compito di intuire qual è la strada da seguire, per impedire che si insinui la mortificazione dell’assenza di stimoli, che incoraggia la demotivazione e la sfiducia, portando verso scelte non convinte, sbagliate o verso non-scelte. Dovrebbe quindi prevedere percorsi formativi che favoriscano da subito lo sviluppo diversificato degli svariati talenti, e quindi offrire proficui e differenti itinerari d’apprendimento che forniscano gli strumenti adatti a soddisfare le molteplici esigenze che la società attuale impone. I ragazzi che, per idoneità e vocazione, scelgono di iscriversi ai licei o ad altre scuole medio-superiori, in genere, sono già motivati; i giovani che, per attitudine e abilità, prediligono l’attività pratica devono poter trovare, già a livello di scuola media, programmi di formazione mirati, capaci di indirizzarli in modo maturo e gratificante verso una professione.
La mia impressione è che l’interesse per le professioni che la scuola media è capace di trasferire ai giovani e alle famiglie sia insufficiente, inferiore a quanto esse meritano. Nel caso specifico del settore della costruzione, non dà l’adeguata considerazione alla serietà della formazione di base, alle ottime possibilità di occupazione, di carriera e quindi di crescita personale, professionale ed economica che l’edilizia garantisce; e di ciò mi rammarico. Per questo motivo la SSIC TI ha deciso di darle una mano nel suo importante compito di orientamento, attivando una campagna di sensibilizzazione in questa direzione, a mezzo stampa e televisione.
Ritengo sia tempo che la scuola media obbligatoria ticinese non assolva più solo il ruolo di dispensatore di cultura di base, ma assuma e svolga anche l’altra sua fondamentale funzione: quella di ponte verso le attività professionali, al fine di inserire convenientemente tutte le nuove generazioni in una società sempre più inquieta, complessa ed esigente.
Articolo Corriere del Ticino, 23 marzo 2011
di Cleto Muttoni – candidato del PPD al Gran Consiglio