Ho seguito con interesse il confronto televisivo («Contesto», RSI, mercoledì 1 settembre) tra il direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport Gabriele Gendotti e il presidente del sindacato VPOD docenti Adriano Merlini, docente di liceo. Al termine del dibattito, che ha avuto il problema salariale come primo punto, l’interesse ha lasciato posto ad una certa delusione per non aver sentito, in particolare da Merlini, porre in discussione la differenza di stipendio tra i docenti di scuole di differenti ordini, per esempio liceo e medie. A mio avviso, se si vuole parlare di ritocchi ai salari dei docenti, occorre, per essere credibili, partire proprio da questo tema.
Qualcuno è in grado di spiegare perché persone con analoga formazione (titolo accademico e abilitazione all’insegnamento) e che svolgono lo stesso lavoro debbano percepire salari marcatamente diversi? Non manca neppure la ciliegina sulla torta: i docenti di scuola media insegnano un’ora in più alla settimana dei rispettivi colleghi di liceo. La possibile spiegazione di tale incongruenza, residente in una presunta maggiore difficoltà di preparazione delle lezioni, legata ai contenuti più «alti» dei programmi del liceo, non regge né alla prova della realtà né dinnanzi a quelli che sono per legge gli obiettivi ultimi della scuola (Legge della scuola, 1 febbraio 1990; 5.1.1.1, art. 2) e che pongono in modo centrale il ruolo educativo del docente (è curioso osservare come, laddove tale ruolo educativo sia stato esplicitato nel nome stesso della materia, mi riferisco a educazione visiva, educazione tecnica, educazione fisica, educazione alimentare, educazione musicale, ai relativi docenti siano state attribuite, a parità di stipendio, ore aggiuntive di lavoro. Anche questo fatto è a mio avviso da riesaminare).
È regalando queste sensazioni che si vuole accogliere nella scuola i pretendenti docenti? Non si corre il rischio di soffocare l’entusiasmo di molte persone che magari sono già (state) impiegate nella scuola con incarichi limitati e che hanno potuto sentir nascere una sincera passione per l’insegnamento? Propongo un ritorno a criteri più ragionevoli e aderenti alle reali necessità!
(prima parte – continua)
Articolo nel Corriere del Ticino
del 29 settembre 2010
di Filippo Ciceri, docente di scuola media